Capire davvero quando un animale soffre non è semplice. La scienza ci spiega perché, per natura, cani e gatti tendono a mascherare il dolore — e quali segnali dobbiamo imparare a osservare.
Un istinto antico che sopravvive nella vita domestica
Per un cane, un gatto o un coniglio, mostrare dolore significa mostrarsi vulnerabile.
In natura, ogni segnale di debolezza può attirare predatori o far perdere posizione all’interno del gruppo.
Anche se oggi vivono sul divano, i nostri animali portano con sé migliaia di anni di evoluzione:
il loro istinto li spinge a non far vedere nulla, finché non è inevitabile.
Questa tendenza si chiama pain masking: una strategia di sopravvivenza che, nell’ambiente domestico, purtroppo rischia di nascondere problemi seri fino a quando la situazione è già avanzata.

Perché cani e gatti non manifestano il dolore come noi
Ci sono differenze importanti con gli esseri umani:
● Loro non hanno un linguaggio verbale.
Il dolore non può essere “raccontato”. Viene compensato con posture o piccoli cambiamenti comportamentali.
● Hanno una soglia del dolore diversa.
Alcuni animali (specie i gatti) sopportano in silenzio condizioni che farebbero lamentare un adulto.
● Hanno un forte senso di routine.
Continuano a mangiare, muoversi o giocare anche se stanno male, pur di mantenere una “normalità” pacificatrice.
● Non associano il lamentarsi a ottenere aiuto.
Anzi: l’istinto dice loro che fare rumore significa attirare attenzioni indesiderate.
Per questo è più frequente notare il dolore indirettamente, attraverso cambiamenti lievi ma significativi.
Come riconoscere il dolore nei cani
I cani tendono a comunicare attraverso sottili variazioni nel comportamento:
cerca più isolamento del solito
si lecca in modo insistente un punto del corpo
ha difficoltà a salire scale o entrare in auto
rallenta durante la passeggiata
ha uno sguardo più “fisso”, meno vivace
cambia postura quando si sdraia
appare irritabile o insolitamente tranquillo
ansima anche senza sforzo fisico
Un segnale sottovalutato: non chiede più attenzioni.
Per molti cani socievoli, questo è un campanello d’allarme importantissimo.
Come riconoscere il dolore nei gatti
I gatti sono veri maestri nel nascondere qualunque fragilità. Per loro, mostrarsi deboli è contro la loro natura felina.
Attenzione a:
riduzione del grooming (il mantello appare più “spento”)
immobile nella stessa posizione per ore
irritabilità se toccato in certe zone
evita salti che prima faceva senza difficoltà
dorme in luoghi insoliti o molto nascosti
mangia meno… o più lentamente
fusa “strane”, profonde, usate come autocalmante
Molti proprietari lo interpretano come “vecchiaia”: in realtà spesso si tratta di dolore articolare o viscerale.
Anche i conigli e i piccoli animali soffrono in silenzio
Per le prede, mostrare dolore equivale a esporsi.
Nei conigli, cavie e piccoli roditori i segnali sono quasi invisibili:
restano immobili e silenziosi
smettono di mangiare (e questo può essere letale in poche ore)
mostrano respirazione accelerata
riducono drasticamente i movimenti
Per queste specie, il dolore è un’urgenza veterinaria.
Perché la scienza conferma che non dobbiamo fidarci delle apparenze
Molti studi mostrano che:
cani e gatti subiscono modifiche ormonali che li portano a sopprimere l’espressione del dolore per ridurre lo stress,
alcuni animali producono endorfine quando feriti, per poter continuare a muoversi e non sembrare vulnerabili,
la percezione del dolore varia molto tra specie (il gatto, ad esempio, mostra pochissimo anche quando ha fratture o dolori addominali).
Un esempio emblematico: i gatti con insufficienza renale avanzata spesso non mostrano alcun dolore evidente fino agli stadi finali, nonostante provino forte malessere.
I segnali che non dobbiamo mai ignorare
Segnali di possibile dolore moderato/grave:
improvvisi cambiamenti di comportamento
difficoltà a salire/scendere
rigidità al risveglio
vocalizzazioni nuove o insolite
respiro accelerato
ritiro sociale o, al contrario, richiesta insistente di contatto
perdita di appetito
tremori
Regola d’oro: se un animale cambia abitudini da un giorno all’altro, c’è quasi sempre una spiegazione fisica.
Quando rivolgersi al veterinario
se i segnali durano più di 24 ore
se c’è perdita di appetito
se si sospetta un trauma
se l’animale sembra disorientato
se “qualcosa non torna”: l’intuizione del proprietario è spesso corretta
Molte patologie sono trattabili e gestibili, se identificate presto.
La lezione più importante
Il vero amore verso i nostri animali passa anche da questo:
imparare a vedere il dolore quando loro non vogliono mostrarcelo.
Osservarli, ascoltarli e conoscere i loro segnali sottili è il modo migliore per proteggerli.
Non perché siano deboli, ma perché sono molto più forti di quanto immaginiamo — a volte troppo